ROMA, Palazzo del Quirinale
dal 24/10/2023 al 25/10/2023
PROGRAMMA
1°gg ROMA: mostra ‘Gli Dei ritornano’ a Palazzo Qirinale
2°gg ROMA: ARA PACIS (in alternativa, MUSOE DELL’ARTE SALVATA alle terme di Diocleziano)
QUOTA € 270,00
Supplemento singola € 30,00
COMPRENDE: viaggio a/r con VAN 9 posti – sistemazione in B&B area Trastevere, pernottamento e prima colazione, ingressi alla mostra ‘GLI DEI RITORNANO (Palazzo del Quirinale) e MUSEO DELL’ARTE SALVATA (Terme di Diocleziano), assicurazioni RC di viaggio.
GLI DEI RITORNANO. I BRONZI DI SAN CASCIANO
23 giugno – 25 luglio e 2 settembre – 29 ottobre 2023
Video promo della mostra: “Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano”
La mostra presenta per la prima volta al pubblico le straordinarie scoperte effettuate nel 2022 nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni.
La mostra si snoda come un viaggio attraverso i secoli all’interno del paesaggio delle acque calde del territorio dell’antica città-stato etrusca di Chiusi. A partire dall’età del bronzo fino all’età imperiale, la grande tradizione di produzioni in bronzo di quest’area dell’Etruria è presentata come una spirale del tempo e dello spazio: come l’acqua calda delle sorgenti termali si fa vortice e diviene travertino, così il visitatore scopre come le offerte in bronzo incontrino l’acqua non solo a San Casciano ma in una moltitudine di luoghi sacri del territorio.
Oltre venti statue e statuette, migliaia di monete in bronzo e ex-voto anatomici raccontano una storia di devozione, di culti e riti ospitati in luoghi sacri dove l’acqua termale era usata anche a fini terapeutici. L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda ha permesso anche di tramandare lunghe iscrizioni in etrusco e latino che raccontano delle genti che frequentavano il luogo sacro, delle divinità invocate e della compresenza di Etruschi e Romani attorno all’acqua calda.
Roma ha un nuovo museo: ospiterà opere «salvate»
Nella grande sala ottagona delle Terme di Diocleziano apre al pubblico il Museo dell’Arte Salvata con un’esposizione di straordinari reperti archeologici riportati nel nostro paese dal Comando Carabinieri Tpc
Roma ha un nuovo museo. Si tratta del Museo dell’Arte Salvata, che apre oggi al pubblico nell’Aula ottagona del Museo nazionale romano. Come annunciato nell’aprile scorso dall primo promotore del progetto Dario Franceschini, in occasione della restituzione all’Archivio di Stato di Siena di una biccherna illecitamente esportata in Germania, il museo è destinato a ospitare temporaneamente opere «salvate», fino alla restituzione ai rispettivi luoghi di appartenenza.
Ma cosa si intende per arte salvata? È l’arte rientrata in Italia grazie all’intervento del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, o con il sostegno della diplomazia culturale, o ancora sono le opere recuperate fra le macerie dei terremoti, senza infine dimenticare i ritrovamenti fortuiti di antichità, e i capolavori restaurati dall’Istituto centrale per il restauro.
«Questa iniziativa che qui portiamo a compimento, ha detto Franceschini presentando il Museo alla stampa, nasce come idea nel 2015 durante il mio primo mandato, quando venne esposto in mostra a Cerveteri il cratere di Eufronio. Il vaso sarebbe dovuto restare a Cerveteri solo qualche mese, per poi tornare al Museo di Villa Giulia, invece decidemmo di lasciarlo in permanenza al Museo nazionale Cerite, dove è divenuto un simbolo della città stessa. Siamo certi della capitale importanza di riportare le opere al loro luogo di appartenenza».
Qui, nella grande sala ottagona delle Terme di Diocleziano, una delle sedi del Museo Nazionale Romano, resteranno dunque visibili fino al 15 ottobre, per la prima iniziativa espositiva del museo, straordinari reperti archeologici riportati nel nostro paese, dagli Stati Uniti, dal Reparto Operativo TPC nel dicembre dello scorso anno.
I reperti, più di duecento, erano stati sequestrati presso musei, case d’asta e collezioni private in varie località d’oltreoceano. Una selezione di essi, suddivisi in dieci vetrine tematiche, offre la possibilità non solo di ammirare preziosi oggetti, di diverse culture dell’Italia centrale e meridionale preromana, ma anche di riflettere sui danni irreparabili inferti al patrimonio dal traffico illecito di beni culturali.
«Questo è un museo che ha una sede fissa, ha detto il direttore del Museo nazionale romano Stéphane Verger, ma non una collezione stabile, essa infatti si rinnoverà periodicamente. In questa occasione, per noi archeologi, è un museo dell’arte ferita, perché le opere qui esposte sono state private dei contesti di rinvenimento e di appartenenza. In assenza di dati precisi, non possiamo escludere che alcuni reperti siano il frutto di una falsificazione, in qualche caso ridipinti, in altri casi, forse, del tutto falsi. Ma questo elemento costituirà un interessante spunto didattico per il museo stesso».
Massimo Osanna, direttore generale Musei, ha aggiunto in proposito: «Sarà un museo dinamico, grazie al quale si farà ricerca e attività di valorizzazione, con le puntuali indagini diagnostiche che saranno effettuate sui reperti, e con gli incontri di studio che verrano organizzati. Il Museo dell’Arte Salvata nasce grazie a una rete di rapporti fra istituzioni, il nostro patrimonio è fragile: necessita una tutela condivisa».
«La bellezza è spesso rincorsa dai predoni ha concluso il generale Roberto Riccardi, Comandante Carabinieri TPC, ma i musei, luoghi sacri alle muse, servono a offrire questa bellezza a tutti. “C’era bisogno di un altro museo?”, diranno i detrattori. La risposta è sì, perché l’arte bisogna non solo produrla, ma proteggerla: parafrasando George Orwell, chi preserva il passato, preserva il futuro».
Al termine dell’esposizione, grazie al sostegno della Direzione generale Musei, le opere saranno collocate tra il Museo archeologico nazionale di Taranto, il Museo nazionale archeologico cerite di Cerveteri e Tarquinia, e lo stesso Museo nazionale romano.
Tra i reperti in mostra figurano una serie di terrecotte architettoniche dipinte tardo arcaiche (fine VI-inizio V sec. a.C.), e un magnifico gruppo di giare in ceramica d’impasto rosso sovradipinto in bianco, di produzione etrusca, tra cui spicca la grande giara con scena dell’accecamento di Polifemo (terzo quarto del VII sec. a.C.). Da una stipe votiva depredata in Etruria meridionale, o forse nel Lazio, provengono invece le teste in terracotta datate fra il IV e il III secolo a.C., e dalla Sicilia le tre rarissime monete d’argento di V secolo a.C.