03/09/2020
Domenica scorsa a mezzanotte si sono chiusi i portoni d’ingresso della mostra dedicata a Raffaello alle Scuderie del Quirinale a Roma, il saluto e il commiato di questa grande esposizione in occasione del cinquecentenario dalla morte del divin pittore. Oltre 180.000 visitatori hanno reso omaggio a questo straordinario evento. Avervi partecipato ha significato comprendere l’immensa grandezza dell’Urbinate, ‘…laonde, si può dire sicuramente che coloro che sono possessori di tante rare doti, quante si videro in Raffaello da Urbino, sian non uomini semplicemente, ma, se è lecito dire, dèi mortali’ (Giorgio Vasari).
Raffaello non è stato solo l’artista della grazia sublime, della serenità, dell’armonia, della dolcezza e di quel senso di pace che emerge da ogni sua opera matura; è stato l’architetto della Basilica di San Pietro, così come oggi noi la possiamo ammirare, ed è stato anche il primo grande archeologo della modernità. Finissimo studioso, desiderava riportare alla luce la grandezza dell’Impero Romano, ponendo le basi di quell’attenzione per la salvaguardia delle cose antiche come radice fondante dell’identità e unità della nazione. Volle morire all’antica. Le sue spoglie riposano al Pantheon, simbolo tra i più alti della Roma Imperiale. L’iscrizione sulla sua tomba, così recita: ‘Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire’.
La grandezza di Raffaello pittore? La Bellezza. Non è solo quella che traspare dal perfetto equilibrio di ogni forma rappresentata. Le persone, le Madonne, i volti hanno una Bellezza che va oltre l’esteriorità, una Bellezza che trascende, oltrepassa gli sguardi, entra dentro, definisce la psicologia, amplifica le virtù: le Madonne di Raffaello sono dolcissime, ma se osservate con attenzione dal loro volto traspare già il dolore della Passione del Figlio; il Ritratto di Leone X, non può che rappresentare un pontefice coltissimo, quale era il figlio di Lorenzo De Medici.
Raffaello ci ha portati quattro volte a Roma nel mese di agosto: quando l’Arte rapisce così, fa bene all’umanità intera.
Un opera di Raffaello non era presente alle Scuderie del Quirinale perché non è trasportabile: la Madonna Sistina custodita alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda.
Dopo la Gioconda di Leonardo è considerata l’opera pittorica d’Uomo forse più importante mai realizzata, una rappresentazione che si può definire immortale, un unicum, tanta è l’Umanità che entra nell’Umano, rappresentato dalla Vergine. Non c’è divino, non c’è trascendente nel volto di questa ragazza: è la madre di tutti, è una giovane donna che si presenta com’è, una madre quieta e malinconica che soffre e gioisce in una semplicità che sconvolge. Maria viene incontro allo spettatore offrendo il Figlio, dallo sguardo profondo, quasi adulto, a chi guarda. Qualcuno l’ha definita l’espressione più atea della vita, di quell’umano a cui il divino non partecipa, altri hanno condiviso che solo questo quadro di Raffaello non morirà fino a che l’uomo avrà vita. Quella madre e suo figlio hanno attraversato la storia, accompagnato gli uomini che nascevano, vivevano e morivano, erano in ogni donna che diceva addio a un figlio e in ogni figlio che andava incontro al proprio destino. La Madonna Sistina rappresenta il vertice mai raggiunto dell’umano nell’umano: sta in questo la sua immortalità. → curiosità: questo è il dipinto in cui sono rappresentati i famosi putti di Raffaello. Si trovano sul bordo inferiore e sembrano presenziare la scena senza partecipare. Infatti quello di sinistra sorregge il mento con la la mano destra e sembra immerso in pensieri lontani. Il suo compagno di destra invece posa il viso paffuto sulle braccia incrociate e dirige lo sguardo in alto.
Su quest’opera è stato realizzato un docufilm che sarà trasmesso prossimamente nelle reti RAI.
Il prossimo anno andremo a Dresda, anche soli 3 giorni, per guardarla negli occhi questa splendida Madonna.