Magica e seducente
... per rivederla con nuovi occhi, come non l'avevo mai vista
REPUBBLICA CECA

Magica, seducente. regale...
Indimenticabile
PRAGA
4 giorni
dal 09/09/2021 al 12/09/2021
€ 400,00
PULLMAN GT o VAN 9 POSTI da San Donà, Portogruaro PN/UD

Praga, il sogno di pietra, come è stata chiamata, è una città magica e maledetta (come l’ha definita Franz Kafka), custode di pregiate architetture di molte epoche diverse che vanno dal Medioevo, al Rinascimento, passando per il barocco fino agli esempi Art Nouveau di Alfons Mucha. Amata dagli artisti di tutto il mondo, è sempre stata un “covo di scrittori”, che qui hanno spesso attinto a una fonte perpetua di ispirazione.

Il Ponte Carlo è il simbolo della città: lo si può attraversare solo a piedi, meglio al mattino presto o al tramonto, quando i diversi effetti della luce rendono una semplice passeggiata un momento indimenticabile. Il ponte collega il Quartiere Piccolo, o Malá Strana, lungo la riva sinistra, con la Città Vecchia (o Staré Město), adagiata sulla riva destra del fiume, quella orientale. Di solito questo ponte brulica di turisti, improvvisati cantanti lirici, musicisti jazz e venditori ambulanti, in un’atmosfera vivace e colorata. Nell’antichità il Ponte Carlo veniva usato anche come luogo d’esecuzione per i condannati a morte. Fu qui che San Giovanni Nepomuceno, patrono di Boemia, fu gettato giù, per ordine del re Venceslao IV, che si era sentito contraddetto su una questione di carattere teologico o, secondo la leggenda, perché San Giovanni si era rifiutato di tradire un segreto confidatogli nel confessionale dalla regina. Per questo episodio è anche chiamato, il “santo del ponte”. La caratteristica principale del Ponte Carlo è rappresentata dal gruppo di 30 statue disposte ai lati, collocate per volere dei Gesuiti (che avevano due conventi alle due estremità del ponte) nel XVII secolo e scolpite dai più importanti scultori del tempo. Oltre a quella più celebre, proprio di San Giovanni Nepomuceno, sono rappresentati i santi più conosciuti e alcuni patroni nazionali. Purtroppo le statue sono nere a causa dell’inquinamento e sono state così danneggiate in profondità che non si possono più restaurare riportandole agli originari splendori. Per questo motivo via via vengono sostituite con copie che sono facilmente riconoscibili in quanto più chiare. All’inizio del 1900 sul ponte ci passava una linea di tram e negli anni ’50 dello stesso secolo perfino le automobili. A proposito della statua di San Giovanni Nepomuceno, la si trova all’incirca alla metà del ponte, in direzione della Città Vecchia, sul parapetto sinistro. Con essa si trova una croce con cinque stelle, un basso rilievo luccicante in oro, l’unico su tutto il ponte, che le persone da sempre toccano come portafortuna, letteralmente consumandolo . La croce ricorda il punto esatto dove il santo fu gettato nel fiume, e si dice che quando toccò l’acqua apparvero le stelle.

Praga è un luogo suggestivo dove Oriente ed Occidente s’incontrano. Vi troverete preziose architetture, sospese fra il Barocco e la sua variante più gioiosa, il Rococò, fra Art Nouveau e Modernismo. Durante la primavera a Praga (non quella Primavera di Praga), si tiene ogni anno, il 12 maggio, un importante festival di musica classica che ricorda proprio la data della morte del grande compositore Smetana. Il festival si apre sempre con una esecuzione molto suggestiva sul fiume, lo stesso della celebre composizione. Passeggiando lungo la Moldava, al tramonto, si comprende meglio perché sia stata d’ispirazione per una musica così bella, e anche perché questo corso d’acqua abbia contribuito a rendere la città-gioiello che abbiamo di fronte quella che è. Se ne avete la possibilità provate l’esperienza di un giro sul battello la sera, vi sarà chiaro il motivo dell’aggettivo “magica”, costantemente associato alla capitale ceca.

Il centro storico di Praga ha un’estensione grandissima, ve ne accorgerete, 866 ettari, e figura dal 1992, con grande merito, nell’elenco dei beni culturali dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. La città ha ricevuto dall’Unione Europea il titolo di capitale della cultura nell’anno 2000, titolo di particolare significato in quanto attribuito all’inizio del nuovo millennio. In quel periodo si è assistito a un fervore culturale eccezionale, i cui echi ancora si risentono sulla città, insieme a tante nuove attività ed eventi culturali di grande qualità.

L’atmosfera è, come detto, magica nell’antica città dei re, che nel corso della sua storia ha visto e vissuto di tutto: secoli di reggenza dei sovrani di Boemia, santi, alchimisti, compositori classici, invasori nazisti, carri armati sovietici, rivoluzionari e poi grandi difficoltà e rinascite, ondate di turisti e nuove prospettive economiche e sociali. Sono molti gli avvenimenti che si sono svolti in quelle che sembrano solo pittoresche strade a ciottoli, sotto le alte guglie delle sue chiese, che a tante minacce sono sopravvissute. E Praga ancora oggi riesce a trasmettere la forza del carattere dei suoi abitanti e continua ad essere una delle città più belle dal punto di vista urbanistico e forse la più romantica d’Europa (nota: è elencata tra le sei città più visitate del continente).

Tra i letterati, Praga era molta amata da Hasek, Seifert, Brod, Kisch, oltre che naturalmente da Kafka che qui nacque e che a dire il vero nutriva per “lei” un sentimento negativa. Gli amanti della letteratura faranno sosta per visitare la casa di Kafka (Vicolo d’Oro del castello, numero 22, vedi sotto), scrittore sublime e tormentato, filosofo dell’esistenza e autore del celebre La metamorfosi, nato in città nel 1883. Il nostro Umberto Eco, amante a sua volta della capitale Ceca, l’ha omaggiata con il suo libro Il Cimitero di Praga. Il film Canone inverso, nel 1999, l’ha celebrata in musica. Chi lo ha visto si farà facilmente trasportare sulle note intense della colonna sonora, immaginando un violinista in una birreria fumosa e la musica che sale.

I Monumenti di Praga sono unici

Lasciatevi conquistare dai vicoli nascosti di Praga, dalle piazzette romantiche e dai piccoli scorci. La Città Vecchia (Staré Město), il Ponte Carlo, la Malà Strana (il quartiere sotto il castello chiamato anche Città Piccola), Nové město (la Città Nuova), la Piazza dell’Orologio… questi sono solo alcuni dei luoghi simbolo di questa città. Il complesso urbano dei monumenti storici è dominato dal Castello di Praga (Prazsky hrad), mentre il centro storico è suddiviso in sei parti, un tempo delle vere e proprie città indipendenti, poi unificate nel Settecento: quelle più antiche della Città Vecchia (Stare Mesto), Città Bassa o Piccola (Mala Strana), Città Nuova e Hradcany, si unirono successivamente all’antico quartiere ebraico di Josefov e a quello di Vysehrad. I quartieri di Malà Strana (dove domina il Barocco) e Staré Město sono i più visitati dai turisti. La Piazza centrale di Staré Město è il luogo dove sono avvenuti gli eventi più significativi della città, dalle incoronazioni dei re alle esecuzioni delle condanne a morte.

Il quartiere ebraico di Josefov è un’altra meta da non perdere. Il ghetto di Praga fu creato nel 1600 per confinare gli ebrei dentro uno spazio circoscritto. Di grande impatto emotivo, il cimitero ebraico, è un posto ristretto, dove per mancanza di spazio le tombe si sono sovrapposte le une sopra le altre. Gli ebrei confinati nel ghetto furono costretti a trovare una soluzione alla mancanza

cronica di spazio, sia per vivere che per le loro sepolture. La sovrapposizione delle tombe nel corso dei secoli ha fatto si che oggi si trovino ben 12 strati di sepolture, una sopra l’altra, con l’ovvia conseguenza che il numero delle lapidi non corrisponde a quello dei morti. Eppure le pietre tombali sono migliaia, strette, a volte riverse, oblique le une alle altre. Una altra cosa particolare del cimitero ebraico di Praga sono i messaggi scritti su carta destinati ai defunti, che vengono lasciati sulle tombe con sopra dei sassolini per tenerli fermi. Ogni messaggio contiene una preghiera o una richiesta che un amico o un parente rivolge al suo caro estinto. Continua a leggere sull’Antico cimitero Ebraico di Praga.

La capitale degli alchimisti

In città si ricorda ancora oggi il carattere dell’imperatore asburgico Rodolfo II, la cui figura senza dubbio ha lasciato un marchio indelebile nella storia della “città d’oro”: costui era un devoto dell’astrologia e dell’occultismo e collocò in una piccola via le fucine dei suoi alchimisti, intenti a cercare attraverso la “Pietra Filosofale” la formula di trasmutare in oro i metalli vili, ma anche la ricerca dell’elisir di lunga vita e l’ottenimento della conoscenza assoluta. Le casette di bambola della viuzza, passate indenni per secoli alle guerre, rivivono nel ‘Castello’, il romanzo che Kafka scrisse nel 1922.

Il passato della città è ben riassunto nel suo stemma: “Praga caput regni” (Praga capitale regna), ad indicare la più forte e bella città del regno, che fu anche capitale del Sacro Romano Impero dal XIV secolo. Sin dalla sua nascita, la città ha svolto un ruolo importante nella storia della nazione Ceca e dell’Europa. Nel Medioevo la sua fama di città tra le più belle del mondo le valse gli attributi più diversi: “città d’oro” appunto, “delle cento torri”, “corona del mondo”, “sogno di pietra”, solo per elencarne alcuni.

Il Castello

Uno sguardo all’enorme, antico castello – uno dei più grandi che esistano – spiega il perché del sopranome di città dalle cento torri. Il Castello è stato restaurato e parzialmente ricostruito diverse volte, poiché ogni suo nuovo occupante intendeva infondere un proprio stile personale al complesso. Oggi il castello è sede ufficiale della Presidenza della Repubblica ceca, ed ospita al suo interno i gioielli della corona. Questa grande fortezza può essere un’altro punto di partenza ideale per iniziare una passeggiata dentro la città, e poi da qui, dall’alto, è letteralmente tutto in discesa…. Dal castello si dipana la lunga e antica Via Regia, la Strada Reale, che nel 1458 fu testimone della salita al trono di Giorgio di Poděbrady. Divenuto re con il nome di Giorgio di Boemia, fu il primo monarca europeo a rinunciare alla fede cattolica, contestando la corruzione della Chiesa e il comportamento incoerente e

sregolato del clero. Vicino alla via Regia troviamo la cinquecentesca Torre delle Polveri (Prašná brána) che offre un ingresso simbolico alla città ed è costruita sopra una delle 13 porte di Praga. Vicino a quest’ultima sorge il Municipio (Obecni dum) del XIX secolo, uno dei maggiori esempi di Art Nouveau a Praga. Bello, e che non si dimentica, è il colorato mosaico di Karel Spillar, L’Apoteosi di Praga che decora lo spazio sopra la porta d’accesso.

La via regia, la via dei re

Tra i sovrani, a percorrere la lunga via Regia in corteo, per incoronazioni e funerali, vi furono l’imperatore Massimiliano I nel 1562, Maria Teresa d’Austria nel 1743, Leopoldo II nel 1791 e Ferdinando V nel 1836. La strada Reale attraversa le quattro città originarie di Praga e lungo il percorso potrete ammirare gli edifici e i monumenti più importanti della città. Immaginiamo di percorrerla avvicinandoci via via al Castello e alla Cattedrale, che sorge al suo interno. Camminando troveremo: la Casa della Madre Nera di Dio, edificata nel primo Novecento ed oggi sede del Museo del Cubismo (a due passi si trova la via Celetna, una delle strade più antiche del centro storico); il Tempio di Tyn, anche conosciuto come Chiesa di Santa Maria di Týn, luogo di fede degli Hussiti (i seguaci del riformismo rivoluzionario boemo di Jan Hus); il Vecchio Municipio del 1388, noto in particolare per l’Orologio astronomico che da sei secoli ripercorre laborioso il movimento dell’universo (nella figura a destra). L’orologio segna giorno, mese, anno, il sorgere e il calare del sole e della luna e il movimento dei pianeti. C’è solo un problemino… pensate che l’orologio è stato costruito nel ‘400, quando ancora si sosteneva che la terra era al centro dell’universo e che tutto ruotava intorno a noi. Quindi la sua rappresentazione non è “esattamente” quella giusta. Allo scoccare dell’ora si aprono le finestrelle e sfilano figure religiose. Nella parte bassa potrete vedere i movimenti di figure allegoriche come lo scheletro, l’avaro e il vanitoso. Ancora lungo il percorso della Via Regia troverete il Klementinum (1556), il grande edificio Barocco, ex collegio dei gesuiti, che a sua volta si compone anche delle Chiese di San Salvatore, San Kliment e Vlaska Kaple (la cosiddetta Cappella degli Italiani). Poi man mano, la Porta del Ponte del 1380, in stile gotico, il Ponte San Carlo (di cui abbiamo parlato prima), le Torri del Ponte della città piccola (Mala Strana) edificate dal XII al XV secolo, la Settecentesca chiesa di San Nicola, capolavoro del Barocco boemo, ed infine il Castello e la Cattedrale interna ad esso. Arrivati al Castello si rimane colpiti dalla mole degli edifici che lo compongono, e in particolare, al suo interno, dalla Cattedrale di San Vito, lunga oltre 120 metri, in stile gotico e con le guglie appuntite che quasi trafiggono il cielo. Imponente la porta d’oro, stupende le grandi vetrate decorate. Nei sotterranei ci sono le tombe dei re boemi. Per i i visitatori da vedere almeno una volta, il cambio della guardia.

La Praga di Kafka

Sono passati più di 130 anni dalla nascita di Franz Kafka, uno dei più straordinari scrittori che l’Europa centrale abbia mai prodotto, e divenuto simbolo della Praga letteraria e culturale. Agliappassionati, nella piazza della Città Vecchia, sembrerà in certi momenti  di poter vedere ancora, fra tanta gente, la figura minuta di quest’uomo vestito di nero e con la bombetta in testa. Al numero 3 di via Celetna in una vecchia costruzione addossata alla chiesa di Tyn, Kafka visse per dieci anni dal 1897. Era una casa con caratteristiche strane: un finestrone a trafori si spandeva nel cortile quadrato, sul quale si concentrava un pozzo buio con ballatoi intorno; dalla vicina chiesa provenivano suoni di organo, cori e odori di incenso. Praga in effetti, possiede questo singolare carattere un po’ arcano. Kafka dal 1916 abitò al numero 22 del Vicolo dell’Oro. Se alzate lo sguardo noterete una targa con su scritto Zale zil Franz Kafka, (“Qui visse Franz Kafka”). Questo alloggio consisteva in una dimora modesta, formata da due stanze piccole con un’unica finestra. Kafka, che era alla ricerca di un posto tranquillo per scrivere, visse qui insieme alla sorella preferita, Ottla, componendo parecchi dei suoi racconti più conosciuti. E’ emozionante pensare al giovane Kafka che si aggira tra queste mura! Nel Il Castello, come a volo d’uccello, Praga appare come una foresta di pinnacoli, di sottili guglie, di cupole verderame e di splendidi edifici barocchi. Al centro c’è un ponte in pietra arenaria sul fiume Moldava, con torri medievali ai due lati e tra queste una lunga galleria, adorna di statue sacre. In alto sulla collina, il Castello, un tempo sede dei governatori Asburgo. Immaginatevi queste stradine animate dagli artigiani e dagli alchimisti. Curioso che tra i praghesi, contemporanei di Kafka, suscitò stupore venire a sapere che questo loro concittadino era così famoso e importante in occidente. Oggi la casa che lo ospitò ha al suo interno un negozio di oggetti e testi relativi allo scrittore, qualcuno lo troverà interessante, qualcun altro invece avrebbe preferito una commemorazione più artistica e meno consumistica. Non perdetevi comunque il Museo Kafka, con un’esposizione che ripercorre la vita e le opere dello scrittore (situato in Hergetova Cihelna e aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00, tel. +420 257 535 507, verificare gli orari). La tomba di Kafka è nel Nuovo Cimitero Ebraico.

Praga e gli scrittori: l’Insostenibile leggere dell’essere

Praga non è stata solo la città di Franz Kafka ma anche di Jaroslav Hasek, di Bohumil Hrabal, e di Vaclav Havel, il drammaturgo-presidente eroe oramai leggendario della “Rivoluzione di velluto”, e, ultimo ma non in ordine d’importanza, Milan Kundera, indimenticato autore dell’Insostenibile Leggerezza dell’Essere. La capitale Ceca è da sempre la città degli scrittori. Non è un caso che dopo il crollo del Muro di Berlino, la guida del Paese sia andata proprio a Vaclav Havel, che ha saputo conquistare la stima e l’affetto di mezzo mondo e che ci ha lasciato purtroppo alla fine del 2011. Anche se Praga “potrebbe stare nello spazio metaforico di un fazzoletto” alle sue infinite e magiche tentazioni nessuno scrittore ha saputo sfuggire: l’ha raccontata nelle sue “passeggiate” proprio Kafka, nelle sue birrerie Hasek con il suo soldato Sveik, e Hrabal attraverso i discorsi dei suoi bevitori e l’ha narrata e rinarrata Kundera. Tutti hanno espresso la propria condanna senza rimedio, l’accigliato malumore, i “suoi frammenti gettati e staccati chissà da dove” (Kundera), ma poi si sono piegati al suo fascino, alla bellezza dei diversi stili architettonici – ora barocchi e gotici, ora svevi e rinascimentali – quasi seguissero nel loro sviluppo le vibranti note di una polka di Smetana.

Perfino nella Praga dei carri armati sovietici, “nella città coperta di manifesti dipinti a mano con scritte di scherno, epigrammi e poesie, caricature di Breznev e del suo talento”, Teresa, una delle protagoniste dell’Insostenibile leggerezza dell’Essere, non riesce a evitare le bellezze premeditate, il suo vivaio di fantasmi. “Praga non molla… non molla noi due. Questa mammina ha gli artigli. In due punti dovremmo appiccarle il fuoco, al Viserad e al Hradschin, e così sarebbe possibile liberarci” aveva già scritto Kafka. E anche Kundera non va molto lontano guidando Teresa nei dintorni del quartiere-fortezza di Viserad dove sventolano le bandiere delle ambasciate straniere e dove nelle vetrine dei negozi e delle birrerie che affollano la Nerudova convivono oggi i ritratti di Masarik e di Dubcek: “Adesso salirai nella collina di Petrìn. Salirai in cima e capirai tutto… Cominciò a salire l’altura verdeggiante che si erge al centro di Praga e ogni tanto si fermava a guardare indietro: vedeva sotto di sé un’infilata di torri e di ponti, i santi agitavano i pugni minacciosi e fissavano le nuvole con occhi di pietra. Era la più bella città del mondo”.

Indimenticabile è il ricordo del ponte di Carlo IV, con le sue statue dei santi e i giovani che suonano, chiacchierano, discutono dei propri ideali, o vendono le riproduzioni dello stesso ponte e delle statue come souvenir. Indimenticabile è la vista panoramica dalla collina del Petřín, che abbraccia la fortezza e volge verso i palazzi barocchi e rinascimentali di Mala Strana e della Moldava. Neanche la memoria delle periferie praghesi e dei quartieri operai, “gli interni con gradini consumati di una scala di pietra”, i palazzi tenuti in rovina dai praghesi “per non dare la possibilità a qualche polacco o a qualche tedesco di accusarli di aver sofferto poco”, possono cancellare le vere immagini della città d’oro, della Praga che conta. Perché Praga è tutto e il contrario di tutto. Angoscia e gioia, colline, giardini, fiume e cieli che si specchiano al rovescio, per contrappunto musicale, nei vicoli e nei cunicoli di Mala Strana, nei cortili segreti, nei sottopassi, nelle doppie uscite di Stare Mesto celate agli sguardi degli ignari turisti e percorsi più volte dai protagonisti kafkiani. Come non scrivere poi della Starometské nàmesti, della piazza della città vecchia, la più cara ai cittadini praghesi, per secoli testimone di tutte le manifestazioni, da quelle antiasburgiche e anticattoliche a quelle antisovietiche. “Arrivò nella piazza della città vecchia con la severa cattedrale di Tyn e le case barocche disposte in quadrilatero irregolare. Il vecchio municipio occupava tutto un lato della piazza…”. E’ una piazza da scoprire lentamente, come tutta la città, gustando l’atmosfera sobria ed elegante dell’elaborato municipio. Quest’ultimo è costituito dalla casa trecentesca di un mercante a cui si affianca la torre del celebre orologio astronomico, e alle sue finestre sfilano le statue raffiguranti il Cristo, gli apostoli, l’avaro, il vanitoso e lo scheletro: “memento mori” (ricordati che devi morire), aveva fatto scrivere il maestro orologiaio Hanus di Ruze. L’orologio segnava le ore mercantili, mentre le campane di Týn, la chiesa che si affaccia “pinnacolata” a nord della piazza, battevano un altro tempo, fino al 1620 quello della predicazione hussita, una forma di protestantesimo.

Come in molti altri interni praghesi, sacri e profani, anche nella Chiesa di Santa Maria di Týn si riuniscono preziosi tesori d’arte in silenzioso colloquio tra loro; il pulpito, il baldacchino gotico, l’organo e gli altari barocchi si alternano quasi mescolandosi. É la stessa altalena stilistica che scandisce le facciate della Piazza Staromestska. Quello di Praga è infatti un avvicendarsi di stili dissimili, meravigliosamente composti, una continuità creata dal regno gotico trecentesco di Carlo IV a quello, meno severo, dell’ultima Art Nouveau. L’eterogeneità si apprezza anche nel quartiere ebraico di Josefov, il ghetto più citato e visitato del vecchio continente, tanto che neanche Kundera può esimersi dal farlo: “Il cimitero dove le lapidi piombate da cielo si perdono nel fogliame… quando fa buio è pieno di candeline accese, come se i morti stessero organizzando un ballo infantile”.

Lo scrittore si riferisce al Beth-Hachajim, la “casa della vita”, uno dei cimiteri più importanti e antichi d’Europa, dove le lastre tombali portano i simboli delle famiglie (ad esempio due mani per gli Aaron, un leone per i Low e una carpa per i Karpeles) e sono conficcate e accatastate una sull’altra come se fossero state catapultate dalla cima della collina del Petrin. A pochi passi campeggia l’edificio più vecchio del ghetto: la Staronova Skola, la sinagoga, costruita in forme protogotiche nel 1273. Al suo interno, nelle volte, pende una bandiera donata dall’imperatore Ferdinando III per la fedeltà degli ebrei durante l’occupazione svedese del 1628. Dalla sinagoga, seguendo la Paritzskà Ulice, si giunge alla riva della Vltava o Moldava, dove “… voleva, fermarsi (Teresa, ndr) a guardare a lungo l’acqua perché la vista dell’acqua che scorre placa e guarisce”. Sulla Moldava, si specchia la Praga più appariscente, dall’Isola Kampa, silenzioso quartiere di case pittoresche e Attraversato il fiume ecco la scenografica e barocca Chiesa di San Nicola, che domina la piazza della città piccola; al centro la colonna della Peste, luogo d’incontro privilegiato da Teresa e Karenin (protagonisti del romanzo di Kundera), che amano ascoltare le sinfonie beethoveniane nel giardino di fattezza italiana del Palazzo Waldsteijn. Da non perdere la visita ai giardini reali del Castello (Hrad), dove si raggruppano il Vicolo d’Oro, con le piccole casette abitate un tempo da alchimisti e orefici, l’imponente Cattedrale di San Vito e le raffinate sale cinquecentesche del Palazzo Reale. Tra queste citiamo la sala tardogotica della Dieta e quella di Vladislao, vicino alla quale si aprono le finestre della famosa defenestrazione di Praga, del 1618 e così descritta da Kundera: “Nel 1618 la nobiltà boema si imbaldanzì, decise di difendere la propria libertà di religione, e furiosa contro l’imperatore che risiedeva a Vienna, gettò dalla finestra del castello di Praga due suoi alti funzionari. Ebbe così inizio la guerra dei Trent’anni”. Fanno da corona al castello Hrad il palazzo Schwarzenberg e, più in alto lungo la Nerudova Ulice (via dedicata al poeta Jan Neruda), l’architettura trionfale del Palazzo Cernin e il santuario di Loreta, caro ai cattolici praghesi. Siamo a due passi dalla collina di Petrin, propaggine della “Montagna Bianca” e supporto verde del monastero di Strahov, da dove la “città mormora lontano, debole e dolce, come il suono di migliaia di violini”.

Praga una visione d’insieme

Per chi vuole avere una visione d’insieme di Praga, eccovi i monumenti dai quali è possibile godere delle più belle vedute della città: il panorama dal lungo fiume Smetana e dal Ponticello Novotny; la vista dalla Torre del Municipio della Città Vecchia, dalla Porta delle Polveri, dalla Torre del Ponte di Mala Strana, dalla torre della Cattedrale di San Vito; le vedute che si godono dalle Chiese di San Venceslao e di San Adalberto, dalla rampa del Castello di Praga in Piazza Hradcanské, dalla Torre panoramica di Petrin, dal parco di Letna (Padiglione Hanavsky), dal Campanile della Chiesa San Nicola e anche il panorama che si vede dalla torre della stazione radio televisiva di Zizkov a Vysehrad. Tanti vero? Basta sceglierne uno per ammirare tutta la bellezza che Praga ha da offrire. E’ preferibile visitare Praga a piedi o utilizzando i suoi caratteristici tram. Solo così vi sarà possibile esplorare i suoi innumerevoli angoli segreti. Visitate i monumenti principali, ma lasciatevi anche andare alla Praga inusuale. Perdetevi in una mattina nebbiosa, dopo aver preso il caffè in una delle tante sale da colazione del centro (provate il Gran Café Orient, sopra il Museo Cubista o il Café Louvre, il preferito di Kafka e Einstein). Senza una direzione precisa riuscirete a conoscere l’anima della vera Praga: una vecchia e polverosa libreria, dove poter scoprire l’introvabile versione ceca di qualche autore italiano, un negozio di vecchie macchine fotografiche, un piccolo panificio dove trovare golosi prodotti freschi di forno, una buia chiesetta rischiarata solo da qualche raggio di luce, che si appresta ad essere pulita da due anziane donne. Poi improvvisamente appare un vecchio tram giallo e rosso… prendetelo e lasciate che il conducente vi porti da qualche parte, scendete solo quando ne avete voglia… Un consiglio, potrebbe essere interessante una passeggiata nel quartiere universitario, si sa gli studenti sono linfa vitale in ogni città. L’Università Carolina, in ceco Universita Karlova v Praze, la prima università fondata nell’Europa centrale, è oggi una delle più rinomate a livello internazionale.

Da comprare come ricordo il cristallo di Boemia (bellissimo, tradizione secolare e costo alto!) e una pietra preziosa che si chiama granati (sono pietre dure di colore rosso scuro intenso), le gioiellerie della città ne sono piene ed i prezzi non sono carissimi. Scendendo con il prezzo, molto carine sono le marionette e sempre per i bambini i giocattoli in legno artigianali. Le matrioske, anche se russe di origine, si sono trasformate con il tempo in un souvenir tipico di Praga. Possono essere un regalo carino come oggetto decorativo per la casa ma anche come gioco per i bambini piccoli. Se non avete paura di rompere tutto in valigia, o non viaggiate in aereo, una birra o un liquore artigianale potrebbero essere un oggetto ricordo/regalo interessante (si può sempre conservare la bottiglia vuota!). Qui la birra artigianale è una grande tradizione e ottimi sono i liquori a base di erbe e prugna: la becherovka (con 23 erbe e un sapore di cannella) e la slivovice (una grappa di prugne) bevute entrambe come digestivo. Pensate che la birra è così economica a Praga che costa meno dell’acqua. Portatev  via i souvenir ma soprattutto stampate nella mente i vostri ricordi, da assaporare nel tempo e con la voglia di ritornare ancora una volta, prima o poi, nell’antica città dei re.

 

 

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