MILANO – Attraverso oltre settanta capolavori, eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca attivi a Milano, la mostra Milano. Da Romantica a Scapigliata ricostruisce i mutamenti susseguitesi nel capoluogo lombardo tra gli anni dieci e i primi anni ottanta dell’Ottocento. Si tratta di decenni turbolenti, nei quali Milano ha visto la caduta del Regno napoleonico d’Italia, la costituzione del Regno Lombardo Veneto e la seconda dominazione austriaca, le prime rivolte popolari e le guerre d’indipendenza che nel 1859 avrebbero portato alla liberazione.
In questi anni, tuttavia, l’aspetto monumentale e urbanistico di Milano subisce numerosi mutamenti facendone una città elegante che avrebbe continuato a rinnovarsi anche nei decenni post- unitari. Una città culturalmente vivace, frequentata da viaggiatori stranieri, abitata da un facoltoso ceto borghese, ma nel contempo anche un luogo in cui le differenze sociali cominciavano via via a farsi sempre più marcate e nella quale gran parte della popolazione viveva in povertà.
Il percorso espositivo
Curato da Elisabetta Chiodini, coadiuvata da un Comitato scientifico di cui fanno parte Niccolò D’Agati, Fernando Mazzocca, Sergio Rebora, il percorso espositivo è articolato in otto sezioni che seguono l’andamento delle sale del Castello Visconteo Sforzesco, ripercorrendo l’evoluzione della pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, fenomeno culturale nato a Milano negli anni sessanta dell’Ottocento che coinvolgeva poeti, letterati, musicisti, artisti, uniti da una profonda insofferenza nei confronti delle convenzioni della società e della cultura borghese.
Ad accogliere il visitatore uno straordinario capolavoro ispirato a una opera narrativa di grande successo popolare: I Lambertazzi e i Geremei di Defendente Sacchi (1796-1840). Si tratta dell’Imelda de Lambertazzi eseguita nel 1853 da Francesco Hayez (1791-1882) per il collezionista monzese Giovanni Masciaga.
Seguono nelle diverse sezioni altri capolavori appartenenti a collezioni pubbliche e private. Si va dalla pittura urbana dell’alessandrino Giovanni Migliara (1785-1837) alle scene di genere di Giuseppe Molteni (1800-1867), dai ritratti di Hayez a quelli di Giovanni Carnovali, più noto come il Piccio (1804-1874). Seguono ancora le rappresentazioni dedicate ai moti indipendentisti per la liberazione di Milano dalla dominazione austriaca, in cui spicca Carlo Bossoli (1815-1884) con i dipinti rievocativi delle guerre d’indipendenza. E poi ancora i lavori dei fratelli milanesi Domenico e Gerolamo Induno con le raffigurazioni degli umili interni domestici della gente comune della Milano di quegli anni.
Si arriva infine al rinnovamento del linguaggio pittorico con artisti come Eleuterio Pagliano, tra i primi artisti lombardi ad aggiornare la propria pittura sulle ricerche incentrate sul colore e sulla luce (1826-1903), o il già citato Piccio. Il percorso espositivo prosegue con alcune significative opere dipinte nel corso dei secondi anni sessanta da Tranquillo Cremona (1837-1878) e Daniele Ranzoni (1843-1889), prima dell’elaborazione di quel linguaggio scapigliato che caratterizzerà le opere della loro maturità artistica.
La mostra chiude con alcuni dei maggiori capolavori scapigliati eseguiti dalla metà degli anni settanta ai primi anni ottanta.