Francesco Hayez Imelda de Lambertazzi, 1853 olio su tela, 122 x 126 cm Collezione privata

MILANO –  Attraverso oltre settanta capolavori, eseguiti dai maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca attivi a Milano, la mostra Milano. Da Romantica a Scapigliata ricostruisce i mutamenti susseguitesi nel capoluogo lombardo tra gli anni dieci e i primi anni ottanta dell’Ottocento. Si tratta di decenni turbolenti, nei quali Milano ha visto la caduta del Regno napoleonico d’Italia, la costituzione del Regno Lombardo Veneto e la seconda dominazione austriaca, le prime rivolte popolari e le guerre d’indipendenza che nel 1859 avrebbero portato alla liberazione.

In questi anni, tuttavia, l’aspetto monumentale e urbanistico di Milano subisce numerosi mutamenti facendone una città elegante che avrebbe  continuato  a rinnovarsi  anche nei decenni  post- unitari. Una  città  culturalmente vivace,  frequentata  da  viaggiatori stranieri, abitata da un facoltoso ceto borghese, ma nel contempo anche un luogo in cui le differenze sociali cominciavano  via  via  a  farsi  sempre  più  marcate  e  nella  quale  gran  parte  della  popolazione  viveva  in povertà.

Giovanni Migliara Veduta di Piazza del Duomo in Milano, 1828 olio su tela, 47 x 61 cm Collezione Fondazione Cariplo

Il percorso espositivo

Curato da Elisabetta  Chiodini, coadiuvata   da  un  Comitato scientifico di cui fanno parte Niccolò D’AgatiFernando MazzoccaSergio Rebora, il percorso espositivo è articolato in otto sezioni  che seguono  l’andamento  delle sale del Castello  Visconteo  Sforzesco, ripercorrendo l’evoluzione della pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, fenomeno culturale nato a Milano negli anni sessanta dell’Ottocento che coinvolgeva poeti, letterati, musicisti, artisti, uniti da una profonda insofferenza nei confronti delle convenzioni della società e della cultura borghese.

Ad accogliere il visitatore uno straordinario capolavoro ispirato a una opera narrativa di grande successo popolareI Lambertazzi e i Geremei di Defendente Sacchi (1796-1840). Si tratta dell’Imelda de Lambertazzi eseguita nel 1853 da Francesco Hayez (1791-1882) per il collezionista monzese Giovanni Masciaga.

Seguono nelle diverse sezioni altri capolavori appartenenti a collezioni pubbliche e private. Si va dalla pittura urbana dell’alessandrino Giovanni Migliara (1785-1837) alle scene di genere di Giuseppe  Molteni  (1800-1867), dai ritratti di Hayez a quelli di Giovanni Carnovali, più noto come il Piccio (1804-1874). Seguono ancora le rappresentazioni dedicate ai moti indipendentisti per la liberazione di Milano dalla dominazione austriaca, in cui spicca Carlo Bossoli (1815-1884) con i dipinti  rievocativi  delle  guerre d’indipendenza. E poi ancora i lavori dei fratelli milanesi Domenico e Gerolamo Induno con le raffigurazioni degli umili interni domestici della gente comune della Milano di quegli anni.

Si arriva infine al rinnovamento del linguaggio pittorico con artisti come Eleuterio Pagliano, tra i  primi   artisti   lombardi  ad aggiornare  la propria pittura sulle ricerche incentrate  sul colore e sulla luce (1826-1903),  o il già citato Piccio. Il percorso espositivo prosegue con alcune significative  opere dipinte nel corso dei secondi anni sessanta da  Tranquillo Cremona (1837-1878)  e  Daniele Ranzoni (1843-1889),  prima  dell’elaborazione  di  quel linguaggio scapigliato che caratterizzerà le opere della loro maturità artistica.

La mostra chiude con alcuni dei maggiori capolavori scapigliati eseguiti dalla metà degli anni settanta ai primi anni ottanta.