FORLI', Museo San Domenico
Il volto, la maschera, il selfie
28/02/2025
Il Ritratto dell’Artista
Cosa ha significato per gli artisti di ogni tempo raffigurare il proprio volto? Niente come un autoritratto ci permette di cogliere l’essenza di un artista nel suo tempo, l’immagine che ha di sé, del suo ruolo sociale, la sua visione del mondo. La figura dell’uomo che si guarda, riassume con la potenza dell’immagine la domanda del conoscere e del senso: chi sono io? A partire dal mito di Narciso, che guardandosi nello specchio dell’acqua ha conosciuto il proprio volto, essa pulsa attraverso i secoli in ogni forma artistica: dalle maschere del teatro antico ai mosaici pavimentali, dai codici miniati ai disegni, dalla pittura alla scultura, alla video arte, fino al gesto, ormai comune e quotidiano, del selfie.
La mostra Il Ritratto dell’Artista. Nello specchio di Narciso. Il volto, la maschera, il selfie porterà nelle sale del Museo Civico San Domenico oltre 200 opere, dall’antichità al Novecento, per celebrare l’arte attraverso l’artista.
Museo Civico San Domenico Forlì
Piazza Guido da Montefeltro
Nello specchio di Narciso.
Il volto, la maschera, il selfie
Il primo è stato Narciso, che guardandosi nello specchio dell’acqua ha conosciuto il proprio volto. Il primo autoritratto. Poi è arrivato il selfie.
Nei secoli, ritrarre il proprio volto, la propria immagine è stato – per ogni artista – una sfida, un tributo, un messaggio, una proiezione, un esercizio di analisi profonda che mostra le aspirazioni ideali e le espressioni emotive, ma che rivela anche la maestria e il talento.
Poi serve uno specchio. Timore, prudenza o desiderio, persino bramosia di guardarsi. Allegoria di vizi e virtù.
Nell’autoritratto il pittore si sdoppia nel duplice ruolo di modello e di artista. L’occhio si posa sull’immagine riflessa per ritrarsi e l’immagine ritratta è un alter da sé ed è un sé. Spesso ne viene fuori una maschera. Personaggio più che persona. Per molti artisti è così, dal Seicento al Novecento.
Ma il ritratto non sempre è da solo. Il ritratto dell’artista non è l’immagine scura di uno che ti guarda. L’artista recita, si mette in mezzo, sbuca da una sua opera che parla d’altro: in mezzo a un racconto mitologico, a una storia sacra, a un evento storico. Come fanno Botticelli, Perugino, Dürer, Hayez e molti altri.
Nudo o vestito, truccato o travestito, sorridente o malinconico, attraverso l’immagine di sé, l’artista rintraccia il proprio mondo interiore, il significato della propria arte, l’unicità del proprio stile. Per questo non è necessario ritrarsi interamente, basta un volto o un piede.
Ciò che rende così affascinante e quasi irrinunciabile l’autoritratto agli occhi degli artisti – e non solo – è la sua capacità di sostituirsi interamente alla persona di cui è copia. L’immagine funziona da doppio del soggetto, come nel mito di Narciso ripreso da tutta la storia della pittura e della letteratura fino ad approdare, nel Novecento, alla psicoanalisi freudiana.
Da Tiziano a Rembrandt, a Van Gogh, da De Chirico a Warhol il ritratto dell’artista è un autografo esistenziale. Segno, traccia, memoria, riflesso da tradurre in un’immagine definitiva, giocata nel tempo, contro il tempo, oltre il tempo.
LA QUOTA COMPRENDE: viaggio a/r con VAN 9 posti – ingresso mostra e ausilio di audioguida – accompagnatore Lira Viaggi – assicurazioni RC agenzia. NON COMPRENDE: pasti, altro non specificato.