FATTORI (Torino, GAM)
e IL MITO DI VENEZIA (NOVARA, Castello Visconteo)
Le Grandi Mostre in Italia
Le Grandi Mostre a Novara e Torino
FATTORI – Torino, GAM
IL MITO DI VENEZIA – Novara, Castello Visconteo
Il NUOVO MUSEO EGIZIO e la SACRA di SAN MICHELE
2 giorni
dal 26/02/2022 al 27/02/2022
€ 265,00
VAN 9 posti da UD/PN, Portogruaro, San Donà, Mestre, PD
PROGRAMMA

1°gg
TORINO. 13h45 Mostra 'FATTORI, Capolavori e aperture sul '900 (GAM) (visita guidata)
Nuovo MUSEO EGIZIO (facoltativo)

2°gg
Mattino: 10h15 La SACRA DI SAN MICHELE (visita guidata)
16h40 NOVARA. Mostra 'IL MITO DI VENEZIA da Hayez alla Biennale'.


NOTE
NOVARA. Mostra 'IL MITO DI VENEZIA da Hayez alla Biennale'
AUDIOGUIDA scaricabile da GOOGLE PLAY digitando 'IL MITO DI VENEZIA'


QUOTA € 265,00 Supplemento singola € 30,00

COMPRENDE: viaggio in pullman o VAN 9 posti, sistemazione in hotel con trattamento di pernottamento e prima colazione, n. 3 INGRESSI: mostra di NOVARA (IL MITO DI VENEZIA), TORINO (FATTORI), SACRA di SAN MICHELE, assicurazione RC agenzia, assistenza di accompagnatore/tour leader Lira Viaggi. NON COMPRENDE: pasti, quanto non specificato sopra.

Al 19/02/2022: 3 POSTI DISPONIBILI

 

 

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ospita per la prima volta nei suoi spazi una grande retrospettiva dedicata all’opera di Giovanni Fattori (Livorno 1825- Firenze 1908), uno dei maestri assoluti dell’Ottocento italiano che seppe interpretare in modo originale e innovativo tanto i temi delle grandi battaglie risorgimentali quanto i soggetti legati alla vita dei campi e al paesaggio rurale a cui seppe infondere, analogamente ai ritratti, nuova dignità e solennità.

La mostra “Fattori. Capolavori e aperture sul ‘900”, che apre al pubblico dal 14 ottobre per proseguire fino al 20 marzo 2022, è organizzata e promossa da GAM Torino – Fondazione Torino Musei e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE in collaborazione con l’Istituto Matteucci e il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno.

Il percorso espositivo, che presenta oltre 60 capolavori dell’artista livornese, tra cui tele di grande formato, preziose tavolette e una selezione di acqueforti, si articola in nove sezioni e copre un ampio arco cronologico che dal 1854 giunge al 1894, dalla sperimentazione macchiaiola e da opere capitali degli anni Sessanta e Settanta fino alle tele dell’età matura, che ne rivelano lo sguardo acuto e innovatore, capace di aperture sull’imminente ’900.

Le curatrici del progetto, Virginia Bertone (Conservatore Capo della GAM) Silvestra Bietoletti (Storica dell’arte, specialista di pittura toscana dell’Ottocento), affiancate dal Comitato scientifico composto da Cristina Acidini, Giuliano Matteucci Fernando Mazzocca, hanno concepito un articolato progetto espositivo dove si succedono, secondo una scansione cronologica e tematica, le opere del maestro la cui vicenda artistica seppe incontrare, già nel corso dell’Ottocento, anche il gusto dei torinesi, come testimonia la presenza di Fattori alle mostre allestite in città – sia alle manifestazioni annuali della Società Promotrice di Belle Arti di Torino sia alle Esposizioni Nazionali – dalla primavera del 1863 e fino al 1902.

A concludere il percorso sono alcune opere emblematiche di allievi di Fattori e di artisti influenzati dalla suggestione della sua pittura – Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Amedeo Modigliani, Lorenzo Viani, Carlo Carrà, Giorgio Morandi – a testimonianza della lezione che il maestro livornese seppe stimolare nella pittura italiana del Novecento.

Ad arricchire la mostra è un suggestivo video che racconta i luoghi, le vicende umane e le relazioni artistiche che hanno accompagnato la vita del maestro attraverso le parole dello stesso Fattori, desunte da lettere e documenti d’epoca. Un viaggio nel viaggio, che vuole avvicinare il visitatore all’artista livornese la cui indole fu schiva eppure così carismatica da influenzare future generazioni di artisti.

 

FATTORI E TORINO

Nella primavera del 1863 Giovanni Fattori inviava alla mostra della Società Promotrice di Belle Arti di Torino la sua Ambulanza militare (Episodio dell’indipendenza italiana del 1859). Per presentarsi per la prima volta al pubblico torinese, l’artista aveva voluto riproporre il soggetto de Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta che gli aveva assicurato la vittoria al Concorso Ricasoli, tappa fondamentale per l’avvio della sua carriera artistica.

La presenza di Fattori alle mostre allestite nella capitale subalpina – sia alle manifestazioni annuali della Promotrice sia alle Esposizioni Nazionali – si sarebbe ripetuta con cadenza regolare fino al 1902. Tra i suoi primi estimatori è il torinese Marco Calderini, brillante allievo di Antonio Fontanesi e autorevole animatore della scena culturale cittadina, che entra in contatto con lui per l’acquisto di una cartella di litografie, a testimonianza di un vivo apprezzamento anche per la sua opera grafica.

Nel corso dei primi anni del Novecento, l’attenzione per l’opera di Fattori si intensifica sino a divenire il modello di un nuovo “ideale classico”: furono allora autorevoli collezionisti, come l’imprenditore Riccardo Gualino, ad arricchire le proprie raccolte con capolavori come il Ritratto della seconda moglie, conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze e presente in mostra.

Nel 1930, anno in cui aveva assunto la direzione del Museo Civico di Torino, Vittorio Viale riuscì ad assicurare alle collezioni torinesi la preziosa tavola Gotine rosse, dipinto appartenuto alle collezioni fiorentine di Giovanni Malesci e poi di Mario Galli e oggi custodito alla GAM. E proprio la vicenda dell’acquisto di Gotine rosse offrirà lo spunto per sottolineare la fortuna di Fattori e di altri artisti toscani dell’Ottocento a Torino nel segno di Lionello Venturi.

 

 

NOVARA, Castello Visconteo: IL MITO DI VENEZIA, da Hayez alla Biennale

Per celebrare i 1600 anni della città di Venezia, la cui fondazione è stata tradizionalmente fissata al 25 marzo dell’anno 421, Mets Percorsi d’arte, la Fondazione Castello e il Comune di Novara propongono fino al 13 marzo 2022 la mostra Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale, a Novara, al Castello Visconteo Sforzesco, (piazza Martiri della Libertà 3), curata da Elisabetta Chiodini, con un Comitato scientifico diretto da Fernando Mazzocca, di cui fanno parte Elena Di Raddo, Anna Mazzanti, Paul Nicholls, Paolo Serafini e Alessandra Tiddia.

Punto di partenza del percorso espositivo sono le opere di alcuni dei più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con il loro insegnamento e i loro lavori lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna.

Settanta opere divise in otto sale nella splendida cornice del Castello Visconteo di Novara per raccontare il mito della città lagunare.

Partendo dal grande Hayez attraverso una ricca selezione delle opere più importanti – e spesso mai viste perché provenienti da prestigiose collezioni private – dei più noti artisti italiani della seconda metà dell’Ottocento come, tra gli altri, Ippolito Caffi, Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo, Giacomo Favretto, Luigi Nono, Ettore Tito.

Scorci veneziani e vedute intime, paesaggi incantevoli, ritratti e scene familiari di grande suggestione in un percorso molto godibile che racconta Venezia e l’evolversi della pittura italiana dalla metà alla fine dell’Ottocento, verso i fermenti che caratterizzeranno i primi del Novecento.

 

La SACRA DI SAN MICHELE: il Simbolo del Piemonte

La Sacra di San Michele è un’antichissima abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del monte Pirchiriano, a 40 km da Torino. Riconosciuto monumento simbolo della Regione Piemonte e anche il luogo che ha ispirato lo scrittore Umberto Eco per il best-seller Il nome della Rosa. Dall’alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un  panorama mozzafiato della Val di Susa.  All’interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti membri della famiglia reale di Casa Savoia.

Dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, difensore della fede e popolo cristiano, la Sacra di San Michele s’inserisce all’interno di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia.

La storia, il valore spirituale e il paesaggio che la circonda rendono la Sacra una meta di richiamo per visitatori da tutta Europa: pellegrini, fedeli, turisti, ma anche sportivi che vogliono mettersi alla prova con percorsi di arrampicata o dedicati alla mountain-bike.

La Sacra di San Michele offre al visitatore incontri, eventi e percorsi accompagnati a cura della Comunità religiosa, dei fedeli e dipendenti durante tutti i mesi dell’anno.

I diversi luoghi di interesse storico, architettonico e pittorico sono accessibili anche ai disabili.

Religione, storia, arte e cultura, alla Sacra di San Michele, si mostrano agli occhi di visitatori di ogni età con grande impatto e immediatezza.

Ci si gode anzitutto il percorso nel verde e, a mano a mano che si sale, lo splendido panorama e l’imponente massiccio della facciata. Una volta raggiunto l’ingresso dell’Abbazia, la Sacra è pronta a svelare alcuni dei suoi elementi più suggestivi: la statua di San Michele Arcangelo creata dallo scultore altoatesino Paul dë Doss-Moroder, lo Scalone dei Morti con il Portale dello Zodiaco e la leggendaria Torre della Bell’Alda.

 

 

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